lunedì 14 gennaio 2019

COME SI SVOLGE UNA VISITA MEDICA OMEOPATICA

La visita omeopatica è una visita medica a tutti gli effetti, con alcune caratteristiche che la distinguono da una visita medica "convenzionale".



In primis bisogna precisare che si va dal medico non tanto per avere una terapia, ma per avere una diagnosi!

Compito del medico è quello di fare diagnosi, perchè senza la diagnosi non può esserci una cura precisa, si può solo andare per tentativi.

Il prof. Hahnemann (uno dei massimi ricercatori e produttore di lavori scientifici della sua epoca), infatti codificò la medicina omeopatica proprio per dare una impronta scientifica e quanto più oggettiva possibile alla medicina, che ai suoi tempi (siamo nel 1800), era a dir poco approssimativa e "ciarlatanesca".

Come si svolge quindi una visita omeopatica?

Caratteristica peculiare è quella di ottenere una "diagnosi di rimedio", e tutta la visita verterà su questo punto (visite che in genere dura 1 ora), cioè trovare il rimedio più simile al paziente, il cosiddetto "simillimum".



Quindi si utilizzeranno tutte le tecniche e metodologie atte a trovare il rimedio più simile al paziente, quello che, con la sua azione bio-fisica, aiuterà il malato riportandolo in equilibrio.

La tecnica principale usata è quella del colloquio, dove il malato racconta la sua storia, i motivi che lo hanno portato dal medico, i suoi disturbi e le sue preoccupazioni.

Caratteristica peculiare di questo colloquio è che è una sorta di "dialogo socratico", dove il medico non sale in cattedra e non si pone al di sopra del paziente, ma si siede accanto a lui e con empatia cerca di comprendere il vissuto e le problematiche del malato stesso, senza colpevolizzare nè spaventare il malato.



Mantenendo il giusto stato di "neutralità" indispensabile per non lasciarsi influenzare e condurre una visita quanto più oggettiva possibile, userà un atteggiamento di ascolto, decodificando il linguaggio del paziente in informazioni utili per trovare il rimedio del caso, quindi associando i suoi sintomi con i sintomi legati alla sperimentazione dei rimedi diluiti e dinamizzati.

Così infatti si esprime il Maestro Hahnemann nell'aforisma 6 del suo testo "Organon dell'Arte del Guarire":




Il colloquio sarà in prima battuta e quanto più spontaneo possibile, dove il medico interverrà solo per chiarire alcuni punti, ma senza mai interrompere il filo del discorso iniziato dal malato, per impedire che informazioni utili vengano perse o sottovalutate.

Le domande eventualmente poste, che spesso posso risultare "insensate" o non collegate al disturbo del malato, verteranno su argomenti specifici, e serviranno per chiarire meglio il sentito del malato riguardo alla sua situazione, in modo da avvicinarsi sempre di più al rimedio unico che copre tutto il caso (ricordo che ad oggi i rimedi unitari sperimentati sono circa 5500, e qui  trovate il database che racchiude tutte queste sperimentazioni iniziate ai tempi di Hahnemann).




Il medico visiterà non solo ascoltando ma anche osservando il paziente, per capirne la costituzione, quindi le eventuali predisposizioni a sviluppare certi disturbi piuttosto che altri (ricordo che lo studio costituzionale dei biotipi era insegnamento universitario fino agli anni '50 del 1900, poi sostituito dall'endocrinologia), per rilevare segni importanti che possono escludere o confermare un certo rimedio.

Il medico visionerà gli esami ematochimici o strumentali eventualmente già eseguiti, come terrà conto delle visite specialistiche precedentemente effettuate da altri colleghi (quasi mai un malato arriva in prima battuta dal medico omeopata, quasi sempre arriva alla fine di un percorso clinico iniziato mesi se non anni prima), al fine di avere il quadro quanto più completo possibile della situazione del malato, per cercare di avere quanta più certezza possibile di aver individuato il rimedio corretto.



Visiterà personalmente il malato, se necessario, auscultando cuore e polmoni, visionando la lingua, le unghie e le mani, le iridi, ed eventualmente controllando le parti coperte per visionare eventuali sfoghi o segni cutanei, o altre problematiche riferite dal paziente, usando tutte le metodologie a lui conosciute (conoscenza punti di Weie, uso della semeiotica biofisica quantistica, ecc.).

Ogni visita sarà personalizzata e individualizzata e svolta in base alle caratteristiche e problematiche del malato, punto focale sarà comunque usare tutte le tecniche e metodologie di indagine atte a trovare il rimedio più simile del malato.

Riguardo i segni ed i sintomi, avranno meno rilevanza quelli di stampo più generale su cui si focalizzano maggiormente i medici allopatici, avranno invece peso e rilevanza determinante segni e sintomi strani, rari e peculiari del malato, le caratteristiche sue personali che lo distinguono da tutti gli altri e tendono a caratterizzare le sue modalità di risposta e di reazione agli eventi, la sua anamnesi personale e famigliare, e tutto ciò che spontaneamente emerge alla narrazione. 

Il medico omeopata insomma, sarà una sorta di "Tenente Colombo", il quale cercherà non di scoprire il colpevole di un crimine, ma il rimedio più simile al malato, usando tutti gli indizi, le intuizioni e le metodologie utili al caso, partendo dall'assunto socratico di base "so di non sapere", quindi partendo ogni volta, per ogni malato, da un "foglio bianco", senza pregiudizi o preconcetti, e senza protocolli valevoli per tutti, se non che utilizzerà per tutti il "metodo socratico", empatia e compassione, unendo la sua sensibilità alle sue conoscenze, la sua esperienza e la sua consapevolezza. 


Il medico omeopata infine non si occuperà del malato solo nella visita in studio, ma lo seguirà e accompagnerà nel percorso di Guarigione essendo sempre reperibile per consigli o aiuto se succederanno episodi acuti di malattia o altri accadimenti come shock, traumi, ecc....fornendo supporto e consigli competenti conoscendo il malato nella sua unicità, malato che dovrà si affidarsi, però mantenendo un atteggiamento responsabile e attivo nei confronti della Guarigione, non delegando al medico tutto ciò che riguarda la sua personale salute.




domenica 13 gennaio 2019

LA SCELTA DEL MEDICO SECONDO HAHNEMANN - SCRITTI OMEOPATICI (1795-1833)

 Risposta di Hahnemann ad un principe che gli chiedeva consiglio sul modo in cui scegliersi un medico.

Principe:
“Mio caro Dottore,
dopo averVi lasciato, sento di doverVi confidare una mia grave necessità che solo Voi siete in grado di soddisfare e per il quale io Vi sarò molto obbligato.
Quando sono malato o semplicemente indisposto, io non so assolutamente a chi rivolgermi; e tuttavia Voi stesso mi avete raccomandato di avere la massima cura della mia salute. Noi abbiamo qui una quantità di medici che, suppongo, non potete conoscere tutti. Qualcuno di loto si è rivolto direttamente a me, offrendomi i suoi servigi, altri si sono presentati accompagnati da lettere di raccomandazione di tutti i generi.
So bene che valore attribuire a questo genere di lettere, scritte da persone del mio stesso rango: generalmente chiedono protezione per persone la cui arroganza, sfrontatezza e impudenza è pari solo alla loro ignoranza e amoralità. Quando l’eccesso di presunzione, che come ben sapete ha sempre per sorella l’ignoranza, non garantisce a questi stolti l’audacia di brigare per conto proprio, e senza timore di essere respinti per riuscire ad ottenere qualche carica di prestigio (di cui senz’altro non potrebbero concorrere per i propri meriti), allora essi ricorrono alle raccomandazioni. Io che tutto ciò l’ho capito da tempo, sono diventato diffidente; voglio che la mia scelta sia giusta e fondata. Ma chi mi può chiarire le idee in proposito? In base a quali principi scegliere il mio medico di fiducia e sottrarmi alle insidie delle raccomandazioni, ispirate dalla malafede e dall’inganno? Attendo con impazienza, caro dottore, i vostri lungimiranti consigli ecc…”


Hahnemann:
“Eccellenza,
avete ragione nell’affermare che mi è impossibile conoscere personalmente i medici della Vostra città, segnalandoVi un nome in particolare; concordo con Voi d’altronde, sulla necessità di non affidare la cura della Vostra salute a qualcuno che non abbia i titoli adeguati per conservarVela.
Non è possibile, per qualcuno che non eserciti la stessa Arte, dare un giudizio obiettivo sulle capacità professionali di un medico. Estraneo come Voi siete alla scienza medica, dovrete cercare di pervenire alla scelta più giusta e conveniente avvalendovi di canale d’informazione indiretti, ma non per questo meno sicuri.
Vi sono diverse classi di medici; e si tratta di tipologie caratterizzate da precisi segni esteriori e comportamenti che ne svelano tutto il loro effettivo valore, sia professionale, che umano, che spirituale.

Parliamo, ad esempio, di M.A. Si tratta di un medico che fa sempre il suo ingresso a testa alta e a passi lenti e misurati, tutti lo attendono con rispetto. La dignità del personaggio si rivela da quel misto di grazia e gravità che emana mentre, parlando a monosillabi e con toni sdegnosi, tratta le questioni più importanti. Nella società che lo circonda egli non degna di attenzione che gli esponenti di rango elevato; per loro ha parole di adulazione, che spera gli frutteranno dei vantaggi; per gli uomini di scienza, anche i più illustri, ha invece il massimo disprezzo e non è interessato ad intrattenere alcun rapporto con loro. E’ un tipo di uomo cui non interessano i meriti personali effettivi, gli avvenimenti umani più toccanti, il pericolo incombente, il mistero della Vita e della Morte… nulla! Nulla lo riesce a smuovere dalla sua personale, intima, sdegnosa indifferenza per il genere umano. Egli trova tutt’al più, ogni tanto, l’occasione di fare qualche “mot d’esprit” che viene accolto con applausi entusiasti dalla folla ignoranti dei suoi clienti e adulatori. Parla molte lingue con accento irreprensibile, la sua casa è il regno del “bon ton”, dell’eleganza e tutta la mobilia è all’ultimissima moda.
Eccellenza, io mi auguro che Voi non sarete mai tentato di ricorrere ai servizi di un tale medico. Il ruolo che egli gioca nella vita, reclama e assorbe tutta la sua intelligenza; scostante com’è, egli vuole solo essere venerato e blandito, mai cercato per i suoi servigi. Parlategli di malattie, lo infastidirete. Vi è un malato che ha sintomi gravi, che necessitano di cure attente e assidue, che è l’unico sostegno della sua famiglia: gli impegni di lavoro possono aspettare! Un conte, passando in città, gli ha lasciato il suo biglietto da visita: sarebbe mai possibile che il dottor M. trascuri i suoi doveri di uomo di mondo per quelli professionali? Schiavo com’è della società mondana, egli non ha tempo da dedicare alla scienza. Le conoscenze superficiali, unite alle apparenze brillanti gli hanno garantito l’ammirazione delle folle; l’unica sua occupazione, il vero segreto della sua “Arte” è riuscire a mantenere celato l’inganno su cui si basa la sua professione, impedire a chiunque di sondare le abissali profondità della sua ignoranza!

Ma potrei, invece, consigliarvi di rivolgervi a M.B., ne sarei tentato. Costui al contrario, dalle sette del mattino è già per strada. Solo in mattinata visiterà una trentina di malati. I suoi cavalli sono ricoperti di schiuma; nel giro di qualche ora sarà costretto a cambiarli. Lui, seduto in carrozza, guarda meditabondo la lunghissima lista di malati con relativi indirizzi da cui dovrà recarsi nell’arco della giornata. Essi lo attendono con ansia, lui ha segnato in una tabella l’ora, il minuto esatto in cui effettuerà ogni visita. Ad ogni secondo guarda l’orologio, fa cenno al cocchiere e scende dalla carrozza. Entra in un portone e agilmente fa le scale, in un batter d’occhio è al capezzale del malato. Subito si siede, fa due domande, tasta il polso (senza avere nemmeno aspettato la risposta), domanda carta e penna, riflette con aria grave per circa... due secondi, in fretta scrive una ricetta; la consegna con serietà al malato accompagnandola da qualche generico ammonimento, si lava le mani e con la stessa rapidità con cui era arrivato sparisce. Nel giro di un attimo sarà al capezzale di un altro malato, per consacrare altri due minuti ad una nuova visita. Nel lavoro, è questa la media che si è prefissata, e dato che non possiede il dono dell’ubiquità, supplisce a questo limite con la rapidità; sostanzialmente riesce a “moltiplicarsi” suddividendo il tempo all’infinito. Lo vedete continuamente tergersi la fronte, lamentarsi per i troppi obblighi e il troppo lavoro, farsi chiamare da un domestico almeno sei volte durante una serata alla quale era intervenuto per una mezz’ora. Quando fa ambulatorio, sia la stanza dove visita che l’anticamera sono gremite di gente; malati, parenti dei malati, infermiere, levatrici: per ognuno ha una parola, un consiglio, una ricetta… un po' come il bigliettaio di un teatro!
Questo medico è il personaggio più celebre del paese, non c’è un bimbo che non conosca la sua casa; la sua reputazione è immensa, il plauso unanime di cui gode da parte di tutti i suoi concittadini è senz’altro da imputare al fatto che, attraverso un lavoro incessante e instancabile, egli ha acquisito un’esperienza di lavoro veramente straordinaria.
Ebbene Eccellenza, esitate ancora ad affidarvi alle cure di un così brava medico, dedito anima e corpo alla professione? Potreste forse obiettarmi il fatto che un numero così alto di visite potrebbe anche impedirgli di dare sempre e a tutti i suoi malati le cure più appropriate; e che due minuti di tempo per ciascuno di loro potrebbero anche essere un po' pochi nei casi di malattie più complesse, laddove a un altro medico sarebbero necessarie anche mezz’ora o un’ora di visita per trarre una buona diagnosi e prescrivere la cura appropriata. Forse potreste anche essere tentato di vedere quasi un “pizzico” di superficialità in un personaggio che vive la sua professione in preda ad una specie di moto perpetuo, senza altri meriti scientifici che non il fatto di essere costantemente occupato e indaffarato, di avere la mano leggera, il fisico agile e buoni cavalli. La pensate così? E io concordo in pieno… proviamo con un altro.

Eccovi, allora, il dr. M.C.
La sua persona gode naturalmente di tutti i vantaggi che possono derivargli da una innata aria di “grande superiorità”. Ha l’aria distinta, un aspetto elegante, abiti dal taglio finissimo che lui cambia spesso, all’occorrenza, anche tre volte al giorno; dei panciotti ricamati in modo squisito, ammirati da tutte le signore e, cosa fondamentale, un taglio di capelli veramente ineccepibile: eecovi dunque il dottor M.C. Egli conosce alla perfezione l’arte di mostrare con grazia il mignolo della mano sinistra o la punta dei suoi piedi: i maligni affermano che, così facendo, egli darebbe ai suoi pazienti un’amabile indicazione sul come riassortirgli i brillanti dell’anello o rendere più preziosi i “finimenti” dei suoi stivaletti! Ma si tratta di calunnie, in realtà, è un vero gentiluomo che, in società, sa chinarsi sulla mano di una dama con grazia davvero inimitabile.
Con la stessa grazia e delicatezza egli sa tastare il polso di una paziente, seduto sul canapè accanto a lei, mentre conversa con il suo tono di voce più seducente. La conversazione prosegue in modo sempre più “charmant”, e mentre la dama comincia a venir meno ecco che lui, d’un colpo, sa anche come risvegliarla dal suo languore, sciorinandogli uno o due pettegolezzi irresistibilmente piccanti, fra quelli che gli sono stati appena riferiti nei salotti dell’alta società che abitualmente frequenta. Per guadagnarsi i favori di qualche gentildonna particolarmente curiosa, egli non esita a svelarle persino le infermità, le debolezze delle sue vicine, delle sue conoscenze. E’ pur vero che tutto ciò dovrebbe essergli impedito dal segreto professionale, dal giuramento a suo tempo sottoscritto… ma si tratta di un eccesso di rigore, quasi una forma di bigotteria del tutto indegna di un tal uomo di mondo, il cui scopo fondamentale nella vita è: affascinare!
E ancora, se alla malata in questione poco interessano questi argomenti, non c’è di che preoccuparsi, M.C. ha a disposizione una gamma di spiritose, piccole maldicenze, veramente inesauribile. Passa caritatevolmente in rivista tutti i suoi colleghi, di cui evidenzia con precisione matematica tutte le qualità di cui sono sprovvisti e che in lui, invece, rifulgono; poi, tutti i difetti di cui essi sovrabbondano e dei quali lui è, fortunatamente totalmente privo: uno ha una voce terribilmente sgradevole, l’altro non ha alcun talento, e così di seguito… fino a lasciarsi amabilmente alle spalle una vera ecatombe! Quando a uno dei suoi colleghi capita di fallire un caso, egli non aspetta nemmeno che la notizia si sparga, ci pensa lui direttamente a diffonderla ovunque. Ma si intende, sempre con quella discrezione e quel garbo che lo contraddistinguono, anche se è naturale che approfitti della circostanza per mettere in rilievo la propria ben nota infallibilità professionale!
Una moglie si lamenta del marito: egli ricorre agli argomenti più ingegnosi per ingraziarsela, dandole ragione. Con il marito, ovviamente, esprimerà il suo biasimo per il comportamento di “Madame”, assicurandogli la più completa partecipazione ai suoi dispiaceri familiari. Le famiglie che lo ammettono nel loro entourage dovranno sempre conservargli questa loro preferenza. Così facendo, egli non avrà per loro altro che accenti alati e parole di approvazione, sempre e in qualunque circostanza: i loro bambini saranno sempre degli angioletti, l’arredamento della casa di prima qualità, le tappezzerie riveleranno il gusto squisito della padrona di casa e la profonda competenza in fatto di taglio e manifattura; egli commenterà estasiato il comportamento (del tutto privo di espressività) di Mademoiselle, mentre i più insulsi bla bla del viziatissimo bebè diventeranno “scintillanti manifestazioni di una prevedibile, seppur acerba, genialità”.
Nei confronti di suoi malati è di una compiacenza estrema: gli permette di prendere, qualora lo vogliano, le acque minerali e i farmaci che preferiscono; si conforma ad ogni desiderio, sia che gli chiedano delle polverine, delle pillole, degli impacchi; al bisogno, è in grado di trasformare qualsiasi medicinale in cordiale, in confettini, in confetture. Sa rivolgere frasi galanti alla cameriera, se occorre, e l’accoglienza che egli riserva ai domestici che gli recano i regali dei loro padroni si può definire assai cordiale, quasi festosa.
Pienamente consapevole della sua cultura smisurata, egli non può evitare di narrare alla dama di turno i suoi successi giovanili, allorchè si applicava allo studio del greco e del latino; con il magistrato parlerà delle sue conoscenze di botanica; al curato sciorinerà delle estemporanee dissertazioni di scienza e anatomia; mentre col borgomastro, divagherà sull’Arte dell’eloquenza.
Eccellenza, Voi mi chiederete se un medico così fatuo, così fasullo, possa avere dentro il suo cuore quell’amore per l’umanità che è parte integrante della sua missione; e se, essendo così pieno di sé, così preoccupato solo dell’arricciatura dei suoi baffi, non sia capace di ricorrere, all’occorrenza, anche ai mezzi meno onorevoli per farsi valere; se, in conclusione, possieda veramente qualche merito. Mi sembra di intuire già il Vostro pensiero e non posso che concordare.

A questo punto, vorrete dispensarmi dal continuare ad arricchire questa galleria di caricature. E’ una fortuna che il loro numero tenda a diminuire, giorno per giorno.

Se vorrete trovare veramente un bravo medico, Eccellenza, seguite la Vostra ispirazione. Cercate, possibilmente, un uomo dai modi semplici, che si applichi coscienziosamente ai suoi studi e, parallelamente, sia in grado di dare buoni consigli ai suoi malati; un uomo che sappia rispondere con chiarezza e precisione, che non parli mai fuori posto, meglio ancora, che preferisca tacere se non è espressamente richiesto di un parere; essenzialmente, un uomo che non rimanga estraneo, indifferente ai problemi dell’umanità. Ma sceglietelo, possibilmente, anche non ombroso, brusco, irritabile, se non di fronte alle ingiustizie; che non abbia in uggia alcun individuo, fuorchè gli adulatori; che abbia pochi amici, ma quelli che ha, siano uomini di cuore; che lasci a chi sta soffrendo la libertà di lamentarsi, che non emetta opinioni affrettate, prima di avere ben riflettuto; che prescriva pochi medicamenti, meglio ancora uno solo e inoltre, che sia un uomo schivo, modesto, nemico della folla; che non si senta mai irritato dal successo dei colleghi e non senta del pari bisogno di autoincensarsi; infine, che sia amico dell’ordine, della tranquillità, un uomo d’amore e di carità.
Vogliate gradire, Eccellenza, …


S. F. Hahnemann


mercoledì 2 gennaio 2019

Il PARADIGMA SCIENTIFICO (UNA FAVOLA SEMISERIA)


Il PARADIGMA SCIENTIFICO  (UNA FAVOLA SEMISERIA)

" Quella di Fleming e della sua scoperta della penicillina è una delle storie più significative, fra quelle che conosciamo, degli effetti nefasti del “paradigma scientifico”. La scoperta, frutto del caso e della curiosità intellettuale di Fleming, sarebbe rimasta sepolta dalla “medicina ufficiale” che non riconobbe l’efficacia del trattamento se non dopo venti anni di dispute, e grazie soprattutto al caso fortunato che fece di Churchill, per ben due volte, un beneficiario di quella “muffetta”, una “roba” che fece sogghignare (per venti anni!) i soliti tromboni accademici, che non potevano riconoscerne la validità anche di fronte all’evidenza dell’efficacia perché non rispondente ai paradigmi scientifici. 


Ma cosa sono questi benedetti paradigmi? 


C’è forse un solo modo per spiegarlo, con una favola… 


C’era una volta, in un paese dell’Europa, uno scienziato ufficiale ed accreditato presso il potere politico e industriale un tal Montgolfier, che era il detentore della Verità Scientifica nel campo del Volo. Egli sapeva che per far volare l’uomo occorreva riempire un pallone con un gas più leggero dell’aria: un criterio scientifico, questo, sperimentato e indiscutibile. 


Un bel giorno si venne a sapere che molte persone andavano dicendo di aver volato con un “attrezzo”, ideato da due fratelli, certi Wright, che non era gonfiato con alcun gas.

Il mondo della Scienza inorridì. La più autorevole rivista scientifica di allora "De Natura", pubblicò un ampio servizio dimostrando la inaccettabilità teorica del congegno wrightiano.


La piazza si agitò, perché vedeva sfumare la possibilità di volare più in fretta, con più comodità e, forse, con più sicurezza. Si riuscì, in tal modo, ad ottenere il consenso della Scienza e del Governo ad effettuare una Sperimentazione. Stabiliti protocollo e paradigmi, il lucente aeromobile venne portato alla presenza della commissione scientifica -presieduta da Montgolfier- che procedette al riempimento dell’aeroplano con un gas più leggero dell’aria… 




L’aereo non decollò, dimostrando così la ciarlataneria dei fratelli Wright! I Wright protestarono, dichiararono che il loro aereo poteva volare, che era stato seguito un protocollo incongruente e diverso da quello concordato… La piazza ed i mass media sollevarono un gran clamore. Il Ministro del Volo, sottoposto alla pressione dell’opinione pubblica, si vide costretto a concordare con le parti in disputa una nuova sperimentazione; questa volta con l’intervento diretto dei Wright.



Come la volta precedente, l’aeroplano venne dapprima riempito e poi svuotato del gas; fatto ciò, fu permesso ai fratelli Wright di salire a bordo, dopo aver fatto rifornimento di carburante; l’aereo si staccò dal suolo e compì un lungo volo. Non bastava! Il responso della Scienza Volistica fu: "Non possiamo escludere con certezza che il decollo sia stato reso possibile anche da un (tardivo) effetto della pratica di immissione di gas nel congegno". 




Protestarono i fratelli Wright, protestò la piazza, il Governo sentì odor di crisi, e il Ministro del Volo dovette acconsentire ad un’altra sperimentazione: questa volta l’esperimento sarebbe stato effettuato con un apparecchio nuovo e sano, mai sottoposto ad insufflazioni gassose (prassi irregolarissima, non consona ai paradigmi ufficiali e potenzialmente in grado di distruggere la macchina!). 




Il decollo fu magistrale, il volo lungo e piacevole, l’atterraggio perfetto. 


Questa volta il responso della Scienza Volistica fu: 


"Si tratta certamente di un caso - non infrequente - di decollo spontaneo, anche laddove non si tratti di un puro e semplice effetto placebo". 


I fratelli Wright emigrarono in America. La piazza furoreggiò. Il Ministro del Volo denunciò un "complotto di natura politica" per far cadere il Governo…"




[tratto dalla Premessa del libro "Omeopatia Hahnemanniana, la medicina dei folli" ] 



P.S. Per approfondire il tema "paradigma scientifico":