Risposta di Hahnemann ad un principe che gli chiedeva consiglio sul modo in cui scegliersi un medico.
Principe:
“Mio caro Dottore,
dopo
averVi lasciato, sento di doverVi confidare una mia grave necessità che
solo Voi siete in grado di soddisfare e per il quale io Vi sarò molto
obbligato.
Quando sono malato o semplicemente indisposto, io non so
assolutamente a chi rivolgermi; e tuttavia Voi stesso mi avete
raccomandato di avere la massima cura della mia salute. Noi abbiamo qui
una quantità di medici che, suppongo, non potete conoscere tutti.
Qualcuno di loto si è rivolto direttamente a me, offrendomi i suoi
servigi, altri si sono presentati accompagnati da lettere di
raccomandazione di tutti i generi.
So bene che valore attribuire a
questo genere di lettere, scritte da persone del mio stesso rango:
generalmente chiedono protezione per persone la cui arroganza,
sfrontatezza e impudenza è pari solo alla loro ignoranza e amoralità.
Quando l’eccesso di presunzione, che come ben sapete ha sempre per
sorella l’ignoranza, non garantisce a questi stolti l’audacia di brigare
per conto proprio, e senza timore di essere respinti per riuscire ad
ottenere qualche carica di prestigio (di cui senz’altro non potrebbero
concorrere per i propri meriti), allora essi ricorrono alle
raccomandazioni. Io che tutto ciò l’ho capito da tempo, sono diventato
diffidente; voglio che la mia scelta sia giusta e fondata. Ma chi mi può
chiarire le idee in proposito? In base a quali principi scegliere il
mio medico di fiducia e sottrarmi alle insidie delle raccomandazioni,
ispirate dalla malafede e dall’inganno? Attendo con impazienza, caro
dottore, i vostri lungimiranti consigli ecc…”
Hahnemann:
“Eccellenza,
avete
ragione nell’affermare che mi è impossibile conoscere personalmente i
medici della Vostra città, segnalandoVi un nome in particolare; concordo
con Voi d’altronde, sulla necessità di non affidare la cura della
Vostra salute a qualcuno che non abbia i titoli adeguati per
conservarVela.
Non è possibile, per qualcuno che non eserciti la
stessa Arte, dare un giudizio obiettivo sulle capacità professionali di
un medico. Estraneo come Voi siete alla scienza medica, dovrete cercare
di pervenire alla scelta più giusta e conveniente avvalendovi di canale
d’informazione indiretti, ma non per questo meno sicuri.
Vi sono
diverse classi di medici; e si tratta di tipologie caratterizzate da
precisi segni esteriori e comportamenti che ne svelano tutto il loro
effettivo valore, sia professionale, che umano, che spirituale.
Parliamo,
ad esempio, di M.A. Si tratta di un medico che fa sempre il suo
ingresso a testa alta e a passi lenti e misurati, tutti lo attendono con
rispetto. La dignità del personaggio si rivela da quel misto di grazia e
gravità che emana mentre, parlando a monosillabi e con toni sdegnosi,
tratta le questioni più importanti. Nella società che lo circonda egli
non degna di attenzione che gli esponenti di rango elevato; per loro ha
parole di adulazione, che spera gli frutteranno dei vantaggi; per gli
uomini di scienza, anche i più illustri, ha invece il massimo disprezzo e
non è interessato ad intrattenere alcun rapporto con loro. E’ un tipo
di uomo cui non interessano i meriti personali effettivi, gli
avvenimenti umani più toccanti, il pericolo incombente, il mistero della
Vita e della Morte… nulla! Nulla lo riesce a smuovere dalla sua
personale, intima, sdegnosa indifferenza per il genere umano. Egli trova
tutt’al più, ogni tanto, l’occasione di fare qualche “mot d’esprit” che
viene accolto con applausi entusiasti dalla folla ignoranti dei suoi
clienti e adulatori. Parla molte lingue con accento irreprensibile, la
sua casa è il regno del “bon ton”, dell’eleganza e tutta la mobilia è
all’ultimissima moda.
Eccellenza, io mi auguro che Voi non sarete mai
tentato di ricorrere ai servizi di un tale medico. Il ruolo che egli
gioca nella vita, reclama e assorbe tutta la sua intelligenza; scostante
com’è, egli vuole solo essere venerato e blandito, mai cercato per i
suoi servigi. Parlategli di malattie, lo infastidirete. Vi è un malato
che ha sintomi gravi, che necessitano di cure attente e assidue, che è
l’unico sostegno della sua famiglia: gli impegni di lavoro possono
aspettare! Un conte, passando in città, gli ha lasciato il suo
biglietto da visita: sarebbe mai possibile che il dottor M. trascuri i
suoi doveri di uomo di mondo per quelli professionali? Schiavo com’è
della società mondana, egli non ha tempo da dedicare alla scienza. Le
conoscenze superficiali, unite alle apparenze brillanti gli hanno
garantito l’ammirazione delle folle; l’unica sua occupazione, il vero
segreto della sua “Arte” è riuscire a mantenere celato l’inganno su cui
si basa la sua professione, impedire a chiunque di sondare le abissali
profondità della sua ignoranza!
Ma potrei, invece, consigliarvi
di rivolgervi a M.B., ne sarei tentato. Costui al contrario, dalle sette
del mattino è già per strada. Solo in mattinata visiterà una trentina
di malati. I suoi cavalli sono ricoperti di schiuma; nel giro di qualche
ora sarà costretto a cambiarli. Lui, seduto in carrozza, guarda
meditabondo la lunghissima lista di malati con relativi indirizzi da cui
dovrà recarsi nell’arco della giornata. Essi lo attendono con ansia,
lui ha segnato in una tabella l’ora, il minuto esatto in cui effettuerà
ogni visita. Ad ogni secondo guarda l’orologio, fa cenno al cocchiere e
scende dalla carrozza. Entra in un portone e agilmente fa le scale, in
un batter d’occhio è al capezzale del malato. Subito si siede, fa due
domande, tasta il polso (senza avere nemmeno aspettato la risposta),
domanda carta e penna, riflette con aria grave per circa... due secondi,
in fretta scrive una ricetta; la consegna con serietà al malato
accompagnandola da qualche generico ammonimento, si lava le mani e con
la stessa rapidità con cui era arrivato sparisce. Nel giro di un attimo
sarà al capezzale di un altro malato, per consacrare altri due minuti ad
una nuova visita. Nel lavoro, è questa la media che si è prefissata, e
dato che non possiede il dono dell’ubiquità, supplisce a questo limite
con la rapidità; sostanzialmente riesce a “moltiplicarsi” suddividendo
il tempo all’infinito. Lo vedete continuamente tergersi la fronte,
lamentarsi per i troppi obblighi e il troppo lavoro, farsi chiamare da
un domestico almeno sei volte durante una serata alla quale era
intervenuto per una mezz’ora. Quando fa ambulatorio, sia la stanza dove
visita che l’anticamera sono gremite di gente; malati, parenti dei
malati, infermiere, levatrici: per ognuno ha una parola, un consiglio,
una ricetta… un po' come il bigliettaio di un teatro!
Questo medico è
il personaggio più celebre del paese, non c’è un bimbo che non conosca
la sua casa; la sua reputazione è immensa, il plauso unanime di cui gode
da parte di tutti i suoi concittadini è senz’altro da imputare al fatto
che, attraverso un lavoro incessante e instancabile, egli ha acquisito
un’esperienza di lavoro veramente straordinaria.
Ebbene Eccellenza,
esitate ancora ad affidarvi alle cure di un così brava medico, dedito
anima e corpo alla professione? Potreste forse obiettarmi il fatto che
un numero così alto di visite potrebbe anche impedirgli di dare sempre e
a tutti i suoi malati le cure più appropriate; e che due minuti di
tempo per ciascuno di loro potrebbero anche essere un po' pochi nei casi
di malattie più complesse, laddove a un altro medico sarebbero
necessarie anche mezz’ora o un’ora di visita per trarre una buona
diagnosi e prescrivere la cura appropriata. Forse potreste anche essere
tentato di vedere quasi un “pizzico” di superficialità in un personaggio
che vive la sua professione in preda ad una specie di moto perpetuo,
senza altri meriti scientifici che non il fatto di essere costantemente
occupato e indaffarato, di avere la mano leggera, il fisico agile e
buoni cavalli. La pensate così? E io concordo in pieno… proviamo con un
altro.
Eccovi, allora, il dr. M.C.
La sua persona gode
naturalmente di tutti i vantaggi che possono derivargli da una innata
aria di “grande superiorità”. Ha l’aria distinta, un aspetto elegante,
abiti dal taglio finissimo che lui cambia spesso, all’occorrenza, anche
tre volte al giorno; dei panciotti ricamati in modo squisito, ammirati
da tutte le signore e, cosa fondamentale, un taglio di capelli veramente
ineccepibile: eecovi dunque il dottor M.C. Egli conosce alla perfezione
l’arte di mostrare con grazia il mignolo della mano sinistra o la punta
dei suoi piedi: i maligni affermano che, così facendo, egli darebbe ai
suoi pazienti un’amabile indicazione sul come riassortirgli i brillanti
dell’anello o rendere più preziosi i “finimenti” dei suoi stivaletti! Ma
si tratta di calunnie, in realtà, è un vero gentiluomo che, in società,
sa chinarsi sulla mano di una dama con grazia davvero inimitabile.
Con
la stessa grazia e delicatezza egli sa tastare il polso di una
paziente, seduto sul canapè accanto a lei, mentre conversa con il suo
tono di voce più seducente. La conversazione prosegue in modo sempre più
“charmant”, e mentre la dama comincia a venir meno ecco che lui, d’un
colpo, sa anche come risvegliarla dal suo languore, sciorinandogli uno o
due pettegolezzi irresistibilmente piccanti, fra quelli che gli sono
stati appena riferiti nei salotti dell’alta società che abitualmente
frequenta. Per guadagnarsi i favori di qualche gentildonna
particolarmente curiosa, egli non esita a svelarle persino le infermità,
le debolezze delle sue vicine, delle sue conoscenze. E’ pur vero che
tutto ciò dovrebbe essergli impedito dal segreto professionale, dal
giuramento a suo tempo sottoscritto… ma si tratta di un eccesso di
rigore, quasi una forma di bigotteria del tutto indegna di un tal uomo
di mondo, il cui scopo fondamentale nella vita è: affascinare!
E
ancora, se alla malata in questione poco interessano questi argomenti,
non c’è di che preoccuparsi, M.C. ha a disposizione una gamma di
spiritose, piccole maldicenze, veramente inesauribile. Passa
caritatevolmente in rivista tutti i suoi colleghi, di cui evidenzia con
precisione matematica tutte le qualità di cui sono sprovvisti e che in
lui, invece, rifulgono; poi, tutti i difetti di cui essi sovrabbondano e
dei quali lui è, fortunatamente totalmente privo: uno ha una voce
terribilmente sgradevole, l’altro non ha alcun talento, e così di
seguito… fino a lasciarsi amabilmente alle spalle una vera ecatombe!
Quando a uno dei suoi colleghi capita di fallire un caso, egli non
aspetta nemmeno che la notizia si sparga, ci pensa lui direttamente a
diffonderla ovunque. Ma si intende, sempre con quella discrezione e quel
garbo che lo contraddistinguono, anche se è naturale che approfitti
della circostanza per mettere in rilievo la propria ben nota
infallibilità professionale!
Una moglie si lamenta del marito: egli
ricorre agli argomenti più ingegnosi per ingraziarsela, dandole ragione.
Con il marito, ovviamente, esprimerà il suo biasimo per il
comportamento di “Madame”, assicurandogli la più completa partecipazione
ai suoi dispiaceri familiari. Le famiglie che lo ammettono nel loro
entourage dovranno sempre conservargli questa loro preferenza. Così
facendo, egli non avrà per loro altro che accenti alati e parole di
approvazione, sempre e in qualunque circostanza: i loro bambini saranno
sempre degli angioletti, l’arredamento della casa di prima qualità, le
tappezzerie riveleranno il gusto squisito della padrona di casa e la
profonda competenza in fatto di taglio e manifattura; egli commenterà
estasiato il comportamento (del tutto privo di espressività) di
Mademoiselle, mentre i più insulsi bla bla del viziatissimo bebè
diventeranno “scintillanti manifestazioni di una prevedibile, seppur
acerba, genialità”.
Nei confronti di suoi malati è di una compiacenza
estrema: gli permette di prendere, qualora lo vogliano, le acque
minerali e i farmaci che preferiscono; si conforma ad ogni desiderio,
sia che gli chiedano delle polverine, delle pillole, degli impacchi; al
bisogno, è in grado di trasformare qualsiasi medicinale in cordiale, in
confettini, in confetture. Sa rivolgere frasi galanti alla cameriera, se
occorre, e l’accoglienza che egli riserva ai domestici che gli recano i
regali dei loro padroni si può definire assai cordiale, quasi festosa.
Pienamente
consapevole della sua cultura smisurata, egli non può evitare di
narrare alla dama di turno i suoi successi giovanili, allorchè si
applicava allo studio del greco e del latino; con il magistrato parlerà
delle sue conoscenze di botanica; al curato sciorinerà delle
estemporanee dissertazioni di scienza e anatomia; mentre col
borgomastro, divagherà sull’Arte dell’eloquenza.
Eccellenza, Voi mi
chiederete se un medico così fatuo, così fasullo, possa avere dentro il
suo cuore quell’amore per l’umanità che è parte integrante della sua
missione; e se, essendo così pieno di sé, così preoccupato solo
dell’arricciatura dei suoi baffi, non sia capace di ricorrere,
all’occorrenza, anche ai mezzi meno onorevoli per farsi valere; se, in
conclusione, possieda veramente qualche merito. Mi sembra di intuire già
il Vostro pensiero e non posso che concordare.
A questo punto,
vorrete dispensarmi dal continuare ad arricchire questa galleria di
caricature. E’ una fortuna che il loro numero tenda a diminuire, giorno
per giorno.
Se vorrete trovare veramente un bravo medico,
Eccellenza, seguite la Vostra ispirazione. Cercate, possibilmente, un
uomo dai modi semplici, che si applichi coscienziosamente ai suoi studi
e, parallelamente, sia in grado di dare buoni consigli ai suoi malati;
un uomo che sappia rispondere con chiarezza e precisione, che non parli
mai fuori posto, meglio ancora, che preferisca tacere se non è
espressamente richiesto di un parere; essenzialmente, un uomo che non
rimanga estraneo, indifferente ai problemi dell’umanità. Ma sceglietelo,
possibilmente, anche non ombroso, brusco, irritabile, se non di fronte
alle ingiustizie; che non abbia in uggia alcun individuo, fuorchè gli
adulatori; che abbia pochi amici, ma quelli che ha, siano uomini di
cuore; che lasci a chi sta soffrendo la libertà di lamentarsi, che non
emetta opinioni affrettate, prima di avere ben riflettuto; che prescriva
pochi medicamenti, meglio ancora uno solo e inoltre, che sia un uomo
schivo, modesto, nemico della folla; che non si senta mai irritato dal
successo dei colleghi e non senta del pari bisogno di autoincensarsi;
infine, che sia amico dell’ordine, della tranquillità, un uomo d’amore e
di carità.
Vogliate gradire, Eccellenza, …
S. F. Hahnemann
“Perchè la Verità è ugualmente di origine eterna con la benevola e pienamente saggia Divinità. Uomini la possono a lungo lasciar inosservata finché viene il momento dove il suo raggio secondo la decisione della Provvidenza deve rompere inarrestabilmente la nebbia dei pregiudizi, come rossor di mattino e giorno che spunta per poi risplendere chiaro e inestinguibile al genere umano per il suo bene”.
domenica 13 gennaio 2019
LA SCELTA DEL MEDICO SECONDO HAHNEMANN - SCRITTI OMEOPATICI (1795-1833)
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